21.8.17

Jet lag


In una relazione a distanza il meglio che si possa fare, prima ancora che confidare nell’amore, è confidare nella fortuna, come un soldato giovane e inesperto che spera di tornare vivo dalla guerra per poter baciare ancora la sua fidanzata.

Un giorno in meno


La routine era quella triste malattia che contagiava inevitabilmente chi va a lavorare nell’Ufficio di Contabilità della FuelDiscover, la prima società petrolifera del paese. Da buon gigante corporativo, aveva le tasche piene di soldi, cosa che attirava gente disposta a far solide radici sulla proprie sedie fino a ricevere il tanto agognato assegno di pensionamento.

Il figlio dei vicini


Se la vita fosse una serie di percorsi già determinati, probabilmente ci saremmo estinti già da un pezzo. A chi si è mai domandato il perché delle cose, dobbiamo ciò che abbiamo ed esistiamo oggi giorno perché, per quanto insignificante possa sembrare un cambiamento, uscire dal prestabilito rappresenta di per sé un traguardo.

MILF


Odiavo il mio lavoro, o meglio, odiavo il mio capo. Già doverlo chiamare così m’irritava, mi dava un leggero disgusto come quando si dice una di quelle parole che sono quasi taboo, che si possono dire solo a voce bassa e sono permesse solo in alcuni contesti speciali o le possono pronunciare solo alcune persone strane tipo i medici. Perché bisogna essere proprio bizzarri per poter dire o sentire termini come “diarrea” senza fare una piega e ancor peggio interessandosi della questione.

La telefonata


Delle quattordici chiavi che lo rendevano la persona meno silenziosa dell’edificio, Luca sapeva a occhi chiusi quale fosse quella dell’ufficio del manager. Ciò che amava di quel luogo al trentesimo piano erano le enormi vetrate dalle quali si poteva godere di una vista panoramica su tutta la città, e il fatto di poter leggere tranquillamente il giornale spaparanzato sulla sedia reclinabile di cuoio ogni sabato che faceva le pulizie.

Una vita normale


Avevo ricevuto la telefonata che aspettavo. Dopo dieci anni fuori dal paese, Antonio “Il Diamante” Garzón avrebbe fatto un unico concerto a stadio pieno e io sarei stato il solo giornalista ad avere l’onore d’intervistarlo nel suo camerino prima di andare in scena. Il suo manager mi disse che mi avrebbe inviato per mail i dettagli e le condizioni dell’incontro. Di colpo diventai il più invidiato dai miei colleghi e il preferito del capo.

L’artista estivo


Un quadro è come una canzone, era solito dire mio padre quando da piccolo mi portava ai musei d’arte, dove io mi annoiavo terribilmente. Diceva che la sua bellezza viene inevitabilmente condizionata dalla nostra età, dal nostro stato d’animo, e con il passar del tempo, crescendo, gli attribuiamo altri significati. Trent’anni dopo dovetti ammettere che mio padre aveva ragione.

Overdose


Disse Franklin Roosevelt che gli uomini non sono prigionieri del destino, ma prigionieri della loro stessa mente. E questa frase ispiratrice Lorena non l’avrebbe mai conosciuta se non fosse perché la lesse nel foglietto d’istruzioni che trovò nel pacchetto di pastiglie che aveva appena comprato. Quasi disperata per la sua situazione, si rivolse a un medico omeopatico che le aveva consigliato una delle sue migliori amiche. A nessun altro avrebbe potuto confessare il suo imbarazzante segreto. A quarant’anni, definiti ormani i nuovi trenta e in pieno apogeo della sua maturità fisica e mentale, suo marito, che aveva un paio di anni più di lei, aveva – per utilizzare un termine tecnico - smesso di funzionare.

Il soldato spagnolo


Arrivò in un pomeriggio come tanti con due sacchi neri di plastica, dalla montagna più alta, là dove si poteva vedere tutta la città, che dal canto suo, restituiva lo sguardo con disprezzo. Gli abitanti di quell’umile luogo accolsero con silenzio solidale il timido anziano che si affannò a finire di costruire rapidamente un giaciglio con una base di legno e cartoni che aveva diligentemente raccolto per un mese.

Frutta macerata


"Frutta buona, compra la frutta buona!" gridavano le signore con il grembiule dal loro banchetto quando passavano i clienti del sabato che si muovevano in involontaria armonia a ritmo di processione. Nonostante avesse vissuto in quel quartiere tutta la vita, era la prima volta che Victor si trovava nella necessità di andare al mercatino comunale. Pensava che con hamburger e uova fritte un uomo potesse vivere tranquillamente per sempre ma si sbagliava. Mentre camminava sui marciapiedi strabordanti di gente e di odori di tutti i tipi, sentiva la mancanza del sorriso di Pamela mentre lo aspettava con un piatto diverso e buonissimo tutte le sere. Nonostante il suo spirito giovanile non centrasse nulla con il suo aspetto fisico, era entrato ormai a forza nel dubbioso club dei vecchi scapoli e aveva inevitabilmente dovuto occuparsi da solo di tutte le sue necessità, includendo (soprattutto) quelle sessuali.

Il violinista


La navata dall’ingresso centrale all’altare era decorata con fiori bianchi che illuminavano ancora di più quella serata speciale. Lo sposo sorrideva nervoso, metteva e toglieva le mani dalle tasche per salutare da lontano gli invitati che arrivavano. Parlava ogni tanto con il sacerdote, il quale, vantando un’esperienza di duecendo nozze celebrate, faceva delle battute per aiutarlo a rilassarsi. Intanto, a pochi metri da loro, due musicisti aspettavano il loro momento vestiti in modo impeccabile e con il violino in mano.

Porno Star


Fino a quel pomeriggio di venerdì quattro febbraio la vita di Carlos Marcelo scorreva normalissima, quasi noiosamente. È importante sottolineare la data in quanto Carlos l’avrebbe ricordata per sempre come il giorno in cui iniziò la sua incredibile storia. Stava controllando svogliatamente le sue mail quando ll’improvviso scorse un messaggio di un ex compagno di scuola con il quale non parlava più da anni, a eccezione dei tradizionali messaggi di Natale o compleanno. La mail iniziava scusandosi per il disturbo e chiarendo che quello che aveva visto era colpa di un collega il quale aveva condiviso un video trovato su un famoso sito web per adulti. Capita a tutti di negare quell’irrinunciabile e irrefrenabile natura onanista.

Un amore senza internet


Quanto ti amo Clarita. Solo a te poteva venire in mente di esigere per il giorno del nostro primo appuntamento che nessuno dei due tirasse fuori il cellulare né utilizzasse internet, strumenti ai quali oggi è molto difficile rinunciare. Pensavo stessi solo scherzando ma con i tuoi occhioni marroni mi facesti capire che non era affatto così. Lo so. Volevi che fosse speciale, che richiedesse tempo, sforzo e immaginazione. Come fu per i tuoi genitori, che s’innamorarono senza tutte queste diavolerie e che ti fecero nascere in questo pazzo mondo.

Funghetto magico


Era uno di quei giorni nei quali ci si sveglia sperando che arrivi presto la sera. Mariella aveva finalmente accettato il mio invito a cena e le cose si mettevano ancora meglio in quanto ci saremmo visti nel mio appartamento, e con me come chef e anfitrione. Con la preparazione in casa, non solo stavo guadagnando punti, ma anche il mio portafogli avrebbe tirato un sospiro di sollievo dopo la dura stagione natalizia. La ricetta vincente: Petto di pollo con salsa ai funghi. In realtà era l’unica ricetta facile che mia madre riuscì a inviarmi via e-mail. Si era anche offerta di venire a cucinare, tuttavia avere tua madre in casa al primo appuntamento era come svuotare completamente la piscina prima di buttarcisi dentro.

Il primo della classe


Ero di fretta e di pessimo umore perché proprio quando avevo bisogno della macchina – mio figlio aveva la sua prima recita a scuola – il mio meccanico di fiducia mi chiamò dicendo che l’officina era chiusa perché si era svegliato con un febbrone da cavallo. Guardavo continuamente l’orologio e il cellulare, pensando al giorno in cui qualcuno avrebbe finalmente inventato un’applicazione per il teletrasporto. Continuavo a imprecare a denti stretti mentre camminavo per la strada senza riuscire a fermare un maledetto taxi perché tutti erano occupati, confermando la mia teoria per la quale se un giorno deve andare tutto storto, non c’è nulla che si possa fare per impedirlo.

Ci vediamo domani


"Dammi un bacio", le disse all’orecchio mentre il resto delle persone contava i secondi mancanti all’anno nuovo. Lei fece un passo indietro e si guardò attorno. Per tanto ballare aveva perso di vista il suo gruppo di amiche, era da sola abbandonata alla sua sorte. Lui non smetteva di guardarla come se in quelle due pupille e nelle tre dita della mano destra che toccavano la mano di lei fosse racchiuso il destino di tutta la sua vita.

Whisky


Le cose non andavano molto bene nell’officina di Don Pascual. Una settimana prima, all’alba erano entrati a rubare – sicuramente i pneumatici tedeschi che aveva appena acquistato – e, sebbene se ne accorse in tempo e riuscì a farli scappare, i ladri gli avevano già scardinato la porta di metallo. Boris, il suo vecchio pastore tedesco neppure se n’era reso conto. Nonostante in passato l’avesse salvato da vari tentativi di furto, adesso i riflessi si erano indeboliti ed era diventato sempre più fiacco. Però a Don Pascual non passava neppure per l’anticamera del cervello di svegliarlo, dopo averlo accompagnato per dieci lunghi anni ogni giorno dalle sei del mattino fino a fine giornata, si meritava tutto il riposo del mondo.

Il buon vicino


Un aiuto giovanotto” era –nel migliore dei casi- la frase con la quale accoglievano Modesto Carbajal nella Unidad Vecinal Matuta, quartiere dove era nato, cresciuto e molto probabilmente avrebbe passato il resto della sua vita. Solo cento metri separavano l’angolo nel quale lo lasciava il taxi dal suo appartamento, e nonostante la breve distanza qualcuno riusciva sempre a sottrargli qualcosa. Era quello il submondo che lo aspettava ogni sera, un luogo in cui le risse si sprecavano, così come i cani randagi e l’alcol. Mancava invece il resto, cominciando da un pezzo di carne nella zuppa all’ora di pranzo. Con la stessa analogia si potrebbe spiegare il suo destino: nuotava tra spaghettini scotti e verdura marcia, e lui era l’unico boccone che valeva la pena provare.

Una su un milione


Questa è la storia di un uomo che dopo due anni di matrimonio si rese conto di essere allergico a sua moglie. E in questo caso non si tratta né di una battuta, né di un modo di dire nonostante molte coppie siano abituate a utilizzare il termine con estrema leggerezza riferendosi a tutto ciò che trovano pesante, brutto o assurdo. Capita talmente spesso che con il tempo si sviluppa facilmente l’allergia alla suocera, al supermercato, alla banca e compagnia bella. Ma questa volta non era così. Si trattava davvero di una strana malattia per la quale l’organismo di un individuo reagisce respingendo la vicinanza di un’altra persona, quella particolare persona che abbia un gene raro, presente in una su un millione. E succedede che proprio due scherzi della genetica finirono per incontrarsi e innamorarsi, alla faccia di qualsiasi modello statistico e probabilità.

Il mio amico Ivan


Ci conoscemmo letteralmente facendo a pugni. Era la Settimana Universitaria PUCP 2003 e si stavano giocando le semifinali di calcio, io giocavo nella squardra della facoltà di Architettura, lui per quella di Amministrazione d’Impresa. Eravamo zero pari e a pochi minuti dalla fine uno dei nostri attaccanti venne buttato a terra proprio davanti alla porta rivale. L’arbitro decise di non dare fallo e iniziò la rissa. Due ore dopo la squadra vincitrice, ovvero quella di Ivan, offrì sei casse di birra ai perdenti. E tra bicchieri pieni, barzellette sconce e occhi neri, diventammo amici.

Destino


È l’ora del sorteggio ragazzi!” disse Emilio, il più vecchio della festa. Fin a quel momento l’addio al celibato di Riccardo stava andando meglio del previsto: le ragazze che avevano contattato per l’occasione arrivarono puntuali e vestite da diavolette provocatrici, la lussuosa suite dell’hotel era enorme e potevamo fare tutto il rumore che volevamo, nessuno dei colleghi o degli amici invitati aveva dato buca e, cosa più importante, il futuro sposo si stava divertendo.

Raquel


Alle undici di sera la discoteca Alchimia era piena, il calore era insopportabile e la gente a malapena riusciva a muoversi. Alfredo e i suoi amici stavano festeggiando la fine del primo semestre dell’università e volevano concludere alla grande la serata, per questo era già più di un’ora che cercavano di interagire il più possibile con il sesso opposto. Però un guppo di quattro sbarbatelli ubriachi e con la faccia da allupati era già di per sé ragione più che sufficiente per tenere lontano qualsiasi ragazza che si rispetti.