21.8.17

Jet lag


In una relazione a distanza il meglio che si possa fare, prima ancora che confidare nell’amore, è confidare nella fortuna, come un soldato giovane e inesperto che spera di tornare vivo dalla guerra per poter baciare ancora la sua fidanzata.

Tutte le città hanno un odore particolare e per Santiago, Milano era impregnata di un forte aroma di caffé. Non avrebbe mai scordato la prima volta che ordinò un caffè in un bar del centro; era convinto che gli avrebbero servito una sostanziosa dosi di caffeina in un bicchiere reciclabile ma invece gli porsero una minuscola tazzina di porcellana che gli fece immediatamente ricordare di quando sua sorella giocava con la casetta delle bambole. Tanto che non resistette e scoppiò in una fragorosa risata davanti allo sguardo sconcertato del barista che probabilmente da lì iniziò a odiarlo. Dopo questo episodio, senza rendersi conto, il tempo in questa città diventò “espresso”, dai giorni nei quali rincoreva inutilmente i vecchi tram color arancione, che sembravano prendersi gioco del suo costante ritardo, fino alle telefonate intercontinentali, che ogni settimana duravano sempre meno.

Il giorno in cui Santiago si ammalò due volte, iniziò il conto alla rovescia per tornare a casa. Dal cielo ribelle di Milano, la settimana precedente, si era scatenata una pioggia torrenziale che lo aveva inzuppato fino alle mutande, facendogli venire una terribile influenza. La tanto sperata telefonata che avrebbe potuto curare lo sconforto di trovarsi a letto da solo, mentre cercava di riprendersi dalla febbre della notte, non arrivò mai. E quando lui, dopo aver messo da parte l’orgoglio, digitò i dodoci numeri nella giusta sequenza, ma probabilmente nel momento sbagliato, il telefono squillò a vuoto. Sì sentì quindi ancora più ammalato, al mal di testa delirante dovuto alla febbre si aggiunse uno strano dolore al torace, come quando il cuore sembra uscirti fuori dal petto prima di un esame importante. Cervello e cuore, ragione e sentimento, due comandanti nella nostra vita che si danno costantemente il cambio o collaborano per potarci sui sentieri che a loro sembrano essere quelli giusti. Se entrambi sono fuori uso, allora sei fregato il doppio. Santiago pensó che forse il fuso orario, crudele costante nella formula del successo (o fallimento) di qualsiasi amore che si voglia mantenere a distanza, poteva essere il motivo per il quale non aveva ricevuto risposta. Tuttavia i quaranta gradi di temperatura gli servirono per arrivare rapidamente a una conclusione: a volte l’amore non reagisce al jet lag e rimane sempre indietro, fino a quando inevitabilmente si perde del tutto.

Si ricordava perfettamente della prima e ultima volta che si erano visti, risaliva a un anno prima quando lui ancora non era un tipo “espresso”, a meno non che lo sapesse. La ragazza italiana dallo spagnolo perfetto si ricordò anche del tema che rimase in sospeso. “Siamo l’ultima generazione romantica!” – dissero quasi allo stesso tempo e si misero a ridere. Lei lo osservava attentamente con i suoi meravigliosi occhi verdi, nonostante fosse ancora un po’ indecisa se Santiago fosse più un soggetto strano o interessante. La conversazine non duró nè poco nè tanto, duró il tempo sufficiente, come direbbe un vecchio amico che forse si riferiva ai suoi problemi a letto con sua moglie. Santiago la salutò come si saluta una persona che si stima, dandole due baci sulle guance, gesto che lei apprezzò. Milano è, se si vuole, una città piccola. Camminó per dieci minuti fino ad arrivare al Naviglio Grande, uno de suoi posti preferiti. Entrò in un bar, si sedette a un tavolino fuori dal locale e, con lo sguardo fisso nelle acque dello storico canale, sorrise rendendosi conto che questa volta il suo caffè non sapeva più di tristezza.

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