23.8.22

L'altro lato del letto



È l'ennesima volta che torno a casa tardi per aver ceduto di nuovo alle tentazioni degli amici dopo la partita di calcetto del venerdì sera. Attraverso la sala da pranzo, guidato dallo schermo del cellulare e quando arrivo in cucina svuoto senza difficoltà mezza caraffa d'acqua. Questa routine già ripassata e rivista mi sarebbe servita in passato a sbozzare mentalmente la scusa che mi avrebbe risparmiato dal finire condannato a dormire sul divano. Ma questa volta non voglio impegnarmi, ho deciso di assumermi le conseguenze dei miei errori. Mi spoglio mentre salgo in punta di piedi sulle scale, convinto di sottomettermi alla punizione imminente, un azzardo che tuttavia mi dà un senso di calma mentre apro lentamente la porta della camera da letto. Guardo la forma del suo corpo, coperto sotto le lenzuola dall'altro lato del letto, recupero il pigiama sotto il cuscino e in poco tempo mi ritrovo sdraiato, sbronzo e pentito. Dubito della mia capacità di intrufolarmi inavvertito, quindi presumo che lei sia così arrabbiata, o rassegnata, che non si è nemmeno degnata di girarsi. 

Passano i minuti e mi chiedo se vale la pena dire qualcosa di sensato ora o se è meglio aspettare fino al mattino. La mia testa non smette di girarmi, decido di alzarmi ed esiliarmi volontariamente nel mio angolo di punizione per passare lì quel che resta della notte. Mi siedo sul blando divano del soggiorno, che nei suoi anni frenetici fu complice di infinite ore di svago e in tanti altri silenzioso testimone di esplosioni carnali, quando con mia moglie assaporammo spontaneamente i mieli del piacere. Questi ricordi vengono improvvisamente interrotti perché sento che c'è qualcuno che sta inserendo una chiave nella serratura della porta d'ingresso.

Mi metto subito in piedi, le mie braccia sono tese, il cuore è a punto di scoppiare, la sbornia è già una cosa del passato. Afferro una statuetta in marmo di David, regalo di mia suocera. Trattengo la voglia di urlare, mi preparo al peggio mentre la maniglia inizia a girare. Sto per sferrare un colpo deciso, secco, emulando l'eroe epico che ho tra le mani, ma mi fermo nel momento preciso in cui riconosco gli occhi terrorizzati di mia moglie quando mi vede pronto ad attaccarla. Il mio corpo si indebolisce improvvisamente, un brivido annuncia che sto per svenire e se non fosse stato per il suo tenero abbraccio sarei finito per crollare a terra accanto il David. Avevo completamente dimenticato che lei era via per lavoro. Sono un idiota, stavo per commettere un crimine orribile! Due secondi dopo queste riflessioni, nell'ultimo respiro e prima di perdere la testa per sempre, mi chiedo chi, o cosa, giace ancora sul letto della nostra stanza.


Eduardo Ramon (Amsterdam, 2017)

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