21.8.17

Il figlio dei vicini


Se la vita fosse una serie di percorsi già determinati, probabilmente ci saremmo estinti già da un pezzo. A chi si è mai domandato il perché delle cose, dobbiamo ciò che abbiamo ed esistiamo oggi giorno perché, per quanto insignificante possa sembrare un cambiamento, uscire dal prestabilito rappresenta di per sé un traguardo.

Quando arrivarono in campagna, la bimba iniziò a piangere. Durante le dodici ore di viaggio in autobus aveva sognato la sua nuova casa nella capitale, vedendo le macchine moderne passare di fronte alla sua finestra, riposando nel suo letto pieno di peluches come aveva visto in televisione. Invece quello che si trovò davanti agli occhi fu un quadrato di terra spianata delimitata da arbusti nel mezzo del nulla. Non c’erano né strade né auto che passavano per quella specie di bosco spoglio e incolto. Guillermo evitava a tutti i costi le promesse; suo padre era solito dirgli che se regalassimo un dollaro per ogni promessa non mantenuta, saremmo tutti in bancarotta. Ad ogni modo, prese in braccio la sconsolata bambina e le diede un bacio, promettendole che in tre mesi la casa sarebbe stata pronta. Sua moglie, nonostante seguisse la scena da vicino, continuava ad allattare in silenzio il piccolo Pablo che, tranquillo, afferrava con forza il bordo della camicetta della madre.

Non furono tre mesi, bensì tre anni, il tempo che Guillermo impiegò a costruire la casa. In quel periodo arrivarono sempre più famiglie provenienti da tutte le regioni del paese e tutte con le stesse paure e speranze. Le mani, delle quali c’era un gran bisogno, lavorarono volonterosamente per dar forma, senza alcuna esperienza o allenamento, a quel pezzetto di valle inesplorato che anni più tardi sarebbe diventato uno dei distretti più popolati della città. L’inaugurazione di una casa era sempre un buon motivo per celebrare e in queste feste di quartiere non mancavano mai casse di birra e la musica provinciale che conmuoveva anche i più duri. La bambina si divertì ballando con tutti, era molto felice con la sua finestra senza vista sulla strada e con il letto senza peluches. La promessa mantenuta di suo padre era l’unica cosa che le importava.

Seppur organizzarono ronde di vigilaza per proteggersi dai trafficanti e dai mercenari, una sera arrivarono cento uomini in uniforme disposti a distruggere tutto e a farli sloggiare. Dietro la muraglia della polizia si trovava un avvocato timoroso che reggeva dei fogli e sosteneva che tutta l’area era proprietà privata e che gli invasori non avevano alternativa se non quella di andarsene. Davanti a tanto gergo legale e parole che sembravano spagnolo, ma che non avevano nessun significato per loro, gli abitanti, tra cui Guillermo, risposero con grida e mostrando bastoni e pietre che sarebbero stati disposti a utilizzare al fine di difendere il loro territorio. L’atmosfera divvenne tesa, nessuno osava fare il primo passo, nessuno voleva negoziare fino a quando una pietra cadde sul casco blu di uno dei poliziotti che accompagnava l’avvocato timoroso, che quasi svenne dall’impressione. Dopo, tutto acade nel giro di secondi. La poca luce lasciava vedere nel mezzo della spessa coltre di polvere, uomini che lottavano per difendere le proprie convinzioni. Rami e ossa si spezzavano sotto i colpi secchi e facevano presumere che quella notte sarebbe finita in tragedia. All’improvviso si sentì uno sparo il cui eco sordo interuppe il clamore della moltitudine furente e dei cani che abbaiavano agitati, facendo sì che le auto della polizia si ritirassero. Ancora stordita e nervosa, la gente iniziò a correre verso tutte le direzioni, il lamento dei feriti era il triste epilogo di quella notte che nessuno si aspettava. La mattina dopo la stampa definì come “carneficina” l’intervento, cosa che fece sì che le future battaglie si combattessero in tribunale e per molti anni a seguire. Con il passar del tempo quelle strade fondate con lo sforzo e il sudore, vennero battezzate e numerate formalmente, le vie si coprirono di asfalto fresco e videro passare le prime auto.

Pablo stappò la prima bottiglia e bagnò con la birra sua madre e sua sorella che festeggiavano con applausi insieme agli altri vicini. Il quarto piano era finalmente pronto per dare un caldo alloggio ai tre gemellini che stavano per nascere. Era ormai lontano il giorno in cui trovarono il loro padre sporco di polvere e steso dietro un albero, tranquillo, come se stesse sognando un futuro che aveva già programmato.

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