21.8.17

Funghetto magico


Era uno di quei giorni nei quali ci si sveglia sperando che arrivi presto la sera. Mariella aveva finalmente accettato il mio invito a cena e le cose si mettevano ancora meglio in quanto ci saremmo visti nel mio appartamento, e con me come chef e anfitrione. Con la preparazione in casa, non solo stavo guadagnando punti, ma anche il mio portafogli avrebbe tirato un sospiro di sollievo dopo la dura stagione natalizia. La ricetta vincente: Petto di pollo con salsa ai funghi. In realtà era l’unica ricetta facile che mia madre riuscì a inviarmi via e-mail. Si era anche offerta di venire a cucinare, tuttavia avere tua madre in casa al primo appuntamento era come svuotare completamente la piscina prima di buttarcisi dentro.

Decisi di andare al mercatino che era a pochi passi dal mio ufficio, convinto che con quello che avrei risparmiato avrei potuto comprare il vino francese che le avevo promesso. Per fortuna mi fecero degli ottimi prezzi e i venditori furono molto gentili. Il vino francese era assicurato. Arrivato a casa, una volta sistemati gli ingredienti sul tavolo, mi cadde l’occhio sulla confezione dei funghi. Conteneva un sacchettino di funghetti rossi, piccoli e tagliati a pezzetti. Pensai che fosse un’attenzione in più da parte del rivenditore, una specie di condimento per la mia salsa, visto che gli avevo raccontato il piatto che avrei cucinato. La cena era pronta nel momento in cui arrivò Mariella ed entrando mi fece due complimenti: il profumino che arrivava dalla cucina e il profumo che indossavo io. Era la giusta dose di autostima della quale avevo bisogno per far andare in porto la serata. Le baciai con dolcezza la mano sinistra e la invitai a sedersi. Misi su l’ultimo disco di Arjona; nonostante lo odi, sapevo che era il suo artista preferito. Pensate, quale migliore scena di te che servi la cena mentre lei, con quel vestito nero super stretto dal quale potevo intravedere le sue splendide gambe e il suo meraviglioso seno, canta rilassata una canzone del disco che le piace! Sebbene fosse quel dannato Arjona. Brindammo alla nostra prima cena, lei mi guardò negli occhi, le brillavano e le dissi che era un onore per me poterla ospitare quella sera nella mia umile dimora. Non sapeva che per metterla a lucido mi ero ammazzato pulendola per tutto il passato fine settimana. “Il pollo era buonissimo”, mi disse e io annuii ringraziando tra me e me mia madre. Mi guardava maliziosa e sorrideva ogni volta che la guardavo. Quanto mi piace questo gioco.

Passò un’ora e mentre finivamo la bottiglia di vino, all’improvviso sentì che il mio corpo era diventato leggero come cotone. Il suo viso iniziò a prendere forme strane davanti ai miei occhi e da un momento all’altro, Mariella aveva cinque occhi, due bocche e otto seni. Mi sforzavo inutilmente cercando di mantenermi vigile. Non mi sentivo più le gambe e non riuscivo più a tenere in mano il bicchiere di vino, che mi sembrava fatto di carta. Tutte le tonalità della luce diventarono più forti fino a invadere il mio panorama. Lei allora mi guardò, avvicinò il suo viso vicino al mio e mi chiese se mi sentissi come lei. Eravamo drogati e l’uno vedeva l’altro come un quadro di Salvador Dalí. Le dissi di stare tranquilla, che potevamo essere gravemente intossicati e che avrei chiamato un’ambulanza. Non riuscii a farlo, Rimanemmo in silenzio per un’eternità e quando me ne resi conto eravamo stesi sul tappeto accarezzandoci. Le sue mani sembravano gelatina, i suoi capelli sabbia del mare e il suo volto una pasta di argilla. Ridevamo rendendoci conto di quello che sentivamo e senza accorgerci rimanemmo nudi, toccandoci come due bambini che scoprono la schiuma del sapone durante il loro primo bagno. Data la situazione, pensai che sarebbe stato il momento giusto per fare l’amore e nella mia ingenuità cercai di concretizzare l’atto, inutilmente. Sfido chiunque a fare sesso con una donna con tre teste e le corrispondenti parti intime. Ridemmo tantissimo senza avere la più pallida idea di quello che stavamo facendo fino a quando ore dopo, ormai all’alba, ci rivestimmo vergognandoci. Prima di andarsene mi abbracciò e con grande sorpresa mi bació sulle labbra, ringraziandomi per la strana ma indimenticabile cena. I giorni seguenti non ebbi sue notizie, la mia voglia di chiamarla si scontrava con la strana sensazione di doverle spiegare ciò che era successo in quella notte, senza neppure avere una spiegazione. Un mercoledì tuttavia, mentre stavo pranzando, ricevetti un SMS di Mariella nel quale mi chiedeva di cenare nuovamente da me. Seppi in quel momento che dovevo tornare al mercatino.

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